home

Press

 

 

 

COUNTDOWN TO ECSTASY

Dalle brume della provincia inglese al brivido caldo delle Top Ten fino alla fuga dalla pazza folla. Ecco il centro gravitazionale dei gruppi punk, new wave e brit pop degli ultimi 20 anni.

Tutti ne parlano, tutti li copiano, tutti li amano senza nemmeno averli mai visti. Andy Partridge & Co. dalla sindrome da palco alle ultime novità in arrivo.

Parigi, sera del 18 marzo, Andy fugge dal palco e si rifugia, tremante e sconvolto in camerino. Era la prima, clamorosa rivelazione del "mal di concerto" che avrebbe segnato la storia degli XTC.

Alessandro Coppola - Rockstar n. 2 Febbraio 1997

 

   Si scrive rock e si pronuncia live, la prova del nove del valore di una band. Ma chi deliberatamente rifiuta questa prova, è da buttare via? Il pensiero va naturalmente ai Beatles e agli Steely Dan. Ma c'è il caso, ancora più eclatante se possibile, di un gruppo che, un bel giorno, decide che da quel momento comunicherà col mondo esterno solo attraverso i dischi: gli XTC. Qui la vicenda diventa quasi drammatica, ma col senno di poi forse è meglio che sia andata così. Vediamo perché. Anno di grazia 1982: gli XTC sono già al quarto disco. Con il doppio Englísh Settlement Andy Partridge (voce, chitarra), Colin Moulding (voce, basso), Dave Gregory (chitarra) e Terry Chambers (batteria) sembrano finalmente sul punto di spiccare il volo dalla quieta, sonnacchiosa, provinciale Swindon Town (Wiltshire) verso le vette delle charts. Il "doppio verde" va bene, e si decide di promuoverlo con un tour mondiale. La sera del 18 marzo, a Parigi, il fattaccio. Partridge è già un po' debilitato da una dieta vegetariana che si era autoimposto. Il concerto è appena iniziato, quando all'improvviso, alle prime note di "Respectable Street", Andy fugge dal palco e si rifugia, tremante e sconvolto, in camerino. Era la prima, clamorosa rivelazione del "mal di concerto" che avrebbe segnato la storia degli XTC. Dopo alcuni tentativi (viene interpellato perfino un ipnotista), appare chiaro che la terapia è obbligata: il ritiro dalle scene, l'addio alla vita on stage. A distanza di tempo, Andy ricordava così quei giorni: "Sono arrivato al punto di avere la fobia del pubblico: mi sentivo male solo al pensiero di dover uscire di casa ... ". E' vero che Partridge, adolescente, aveva sofferto di turbe nervose, essendo per di più costretto a curarsi con abbondanti dosi di farmaci; ed è vero che spesso gli XTC si trovavano a suonare in situazioni disperate. Nei loro giri per il mondo, agli XTC è capitato anche di vedere la polizia caricare gli spettatori che intanto, per fare qualcosa, incendiavano le sedie (Venezuela); o di dover suonare con strumenti di fortuna perché il camion che portava la strumentazione si era smarrito (Germania); o ancora, di dover provare in una sala-ristorante, con il cameriere che urlava le ordinazioni via altoparlante (Australia). Ma rimane difficile capire perché gli XTC non siano riusciti (o meglio, perché Partridge non sia riuscito) a superare la crisi di crescita. Probabilmente la sindrome fobica somatizzava un disagio più profondo, si direbbe quasi esistenziale, se la parola non fosse un po' troppo impegnativa.

Andy Partridge (a sinistra) è in disparte: gli XTC si sono già persi in una città giapponese.   La storia degli inizi assomiglia a quella di tanti gruppi: il primo nucleo dei futuri XTC era composto da Partridge, Moulding e Chambers, cui si unì quasi subito il tastierista Barry Andrews, tutti swindoniani; la band, chiamata The Helium Kids (1973), si ispirava apertamente ai New York Dolls nel look, e agli Stooges nel suono. Il nome XTC arriva nel 1976, scelto perché pensavano che avrebbe fatto un bell'effetto, a vederlo. Siccome è scritto in stampatello, tutti sono portati a rispettarci di più", secondo Partridge. Qualche fessacchiotto pensò bene, anni dopo, di associare il nome del gruppo alla droga omonima, l'ecstasy: peccato però che la droga sia stata sintetizzata più tardi, negli anni Ottanta... Rimane comunque il riferimento ad un'imprecisata "estasi" (le tre lettere sono la contrazione del termine inglese). Torniamo alla musica. Come da copione, il gruppo attira l'attenzione della Virgin, che propone loro alcune session nei mitici Abbey Road Studios, insieme a John Leckie (garzone di bottega ai tempi di George Martin, dei Beatles e dei primi Pink Floyd, oggi co-produttore dei Kula Shaker); siamo nel 1977, e da quelle session escono i primi singoli, "Science Friction" e "This Is Pop?". Il primo LP, White Music, viene ricordato anche per la cover della dylaniana 'All Along The Watchtower' (scelta coraggiosa, ma ai limiti dell'incoscienza, ricordando il precedente hendrixiano). Coetanei del punk, gli XTC non hanno in realtà molto a che fare con Rotten & Co.: testi frizzanti, con giochi di parole e riferimenti sci-fi o ai fumetti, ritmiche nervose, brani piuttosto brevi sono il marchio di fabbrica della ditta. Il secondo lavoro, Go 2, registrato di nuovo con Leckie ad Abbey Road (1978), mantiene queste caratteristiche manca un bit single, e forse anche per questo passa un po' inosservato. Go 2 segna anche l'abbandono di Andrews: Partridge comincia a prendere le redini della sua 'creatura', e da buon accentratore non gradisce che l'altro cerchi di imporre la sua linea. Subentra Dave Gregory, ben quotato su piazza a Swindon e vecchia conoscenza dei tre. Con l'arrivo di un chitarrista "che non sostituisce il tastierista", precisa Partridge si compie un passo avanti verso la definizione di un "suono XTC".  Il drumming di Chambers, l'efficace contrasto tra le chitarre (nervosa e spigolosa quella di Partridge, più rotonda e pastosa quella del nuovo arrivato) e la produzione di Steve Lillywhite portano a Drums & Wires (1979), con il quale il mondo comincia ad accorgersi degli XTC, grazie anche ad alcuni brani d'impatto. "Making Plans For Nigel" (scritta da Moulding) entra nella Top 20 inglese e per assecondare il momento gli XTC continuano i loro giri del mondo in tour. Continua anche la collaborazione con Lillywhite. Ma inizia a serpeggiare una certa insofferenza per la presunta invadenza della label, che (ad esempio) non concede, agli XTC il privilegio di autoprodursi dopo il flop del singolo "Wait Till Your Boat Goes Down". La qualità dei prodotto XTC non ne risente, ma le vendite del nuovo Black Sea (1980) non sono entusiasmanti. Segue l'ambizioso doppio English Settlement (1982), vero catalogo di stili pop, galleria di quadretti che in 3-4 minuti racchiudono mondi in miniatura: drammi familiari, riflessioni sui sentimenti, denunce sociali ed altro. Il 1982 è un anno speciale per la band: oltre ai drammi psicosomatici di Partridge, c'è l'abbandono di Chambers, che non verrà rimpiazzato: meglio affidarsi di volta in volta a batteristi diversi. Mummer (1983) è l'inizio di una serie epica di contrasti con i produttori; andrà bene nel 1984 a David Lord, coproduttore di The Big Express (tributo a Swindon, città dal passato "ferroviario"), ma saranno scintille col grande vecchio del pop e mago elettronico Todd Rundgren, chiamato nel 1986 a produrre Skylarking. A questo punto, proviamo a riflettere: il rigetto dello stage dipende solo dalle ansie somatiche di Partridge, o non rivela invece il disagio più profondo nei confronti del music business, del divismo da rockstar?  

Rara apparizione live degli XTC in uno studio televisivo. L'assorbimento di Partridge e soci è totale.   Che sul palco ci si senta marionette, costrette a ripetere sempre la stessa parte, è possibile; che i "suggerimenti" della casa discografica siano visti come imposizioni, succede. Forse il "caso Partridge" è tutto qui: quando non ci si sente più solo musicisti, ma figurine, oggetti di consumo per masse (preferibilmente giovanili) da imbonire, allora è proprio il momento di tirare il freno a mano e chiamarsi fuori. Il Partridge che arrossisce quando viene riconosciuto e fermato per strada si sfogherà giocando, insieme agli altri XTC, a mascherare la propria identità. Già con Mummer prendeva forma l'idea del travestimento: il titolo allude all'usanza natalizia dell'Inghilterra provinciale di girare per le case mascherati, e recitare filastrocche sul tema dell'anno nuovo. Da qui al travestimento totale il passo è breve: prima Moulding con un singolo sotto il nome The Colonel ("To Many Cooks In The Kitchen" (1980), poi gli XTC sotto il nome di "Three Wise Men" in un singolo natalizio, "Thanks For Christmas" (1983), i cui diritti d'autore vengono accreditati ai … Re Magi Kaspar, Melchoir e Balthazar. Ma il bello doveva ancora venire: la pausa di riflessione dopo Big Express trova gli XTC con un pugno di canzoni difficilmente collocabili; Partridge riscopre l'infatuazione giovanile per il Barrett di "See Emily Play" e "Scarecrow" e per la psichedelia anni Sessanta, e con gli altri (integra il gruppo il batterista Ian Gregory, fratello di Dave) registra con il nome The Dukes Of Stratosphear "25 O'Clock", che esce con una copertina stile Cream-Sgt. Pepper. La mascherata è perfetta: nessuno sospetta che dietro Sir John Johns (Partridge), The Red Curtain (Moulding), Lord Cornelius Plum (Dave Gregory) e E.I.E.I. Owen (l'altro Gregory) si nascondono gli XTC.  Il disco esce il 1° aprile 1985: la beffa psichedelica è servita, con citazioni e reminiscenze Beatles, Pink Floyd e altro ancora. La cura del dettaglio nella ricostruzione non sorprende chi conosce bene gli XTC, piccola confraternita di artigiani pop. Lontani dai clamori del music business, gli XTC pensano ormai solo alla musica. Immaginate la scena, periodicamente ricorrente: i tre, si recano a Londra con i nuovi nastri da proporre al "nemico". Seguono estenuanti trattative su produttore, scelte musicali, singoli, etc.

In 3 dopo l'abbandono di Chambers, gli XTC vengono contesi dai produttori: per Todd Rundgren si vestono da giovani "puritani".   Ma ormai il corso è segnato. Skylarking (1986), all'epoca ripudiato da Partridge, è uno stupendo affresco dipinto sullo sfondo della quiete provinciale, con venature psichedelico-beatlesiane e soft jazz. C'è ancora spazio per un ritorno dei Duchi con Psonic Psunspot (1987), che vende 100.000 copie in tutto il mondo, anche se il gioco è scoperto. E siccome si lavora su tempi lunghi, bisogna attendere due anni per Oranges And Lemons, con Pat Mastelotto (Mister Mister, King Crimson) alla batteria e Paul Fox produttore: per una volta la formula XTC, bit-pop con venature psic, appena rinfrescato da qualche spruzzata etno, vende bene (400.000 copie negli USA), ma a questo punto a chi importa? Altri tre anni, e gli XTC tirano fuori Nonsuch (1992), ultimo disco fino ad oggi, se si esclude Fossil Fuel, appena uscito, che raccoglie i singoli dal 1977 al 1992 (esistono altri brani su compilation, B-side, etc.) In Nonsuch (altra bella litigata col produttore Gus Dudgeon) le pulsioni ritmiche degli esordi sono sempre più stemperate, diluite in orchestrazioni classiche (archi, fiati), architetture vocali alla Beach Boys e citazioni dei grandi maestri (Bacharach, Beatles, ...). Nel frattempo gli XTC hanno messo mani un po' qua un po' là, in collaborazioni anche di lusso. Partridge ha lavorato con i Residents, col musicista (e fumettista) Peter Blegvad, con Ryuichi Sakamoto, David Byrne, Martin Newell, e ha registrato "Through The Hill" insieme al pianista new age Harold Budd; di recente Gregory ha suonato nel disco dell'ex Take That Mark Owen, e parteciperà al tributo per il trentennale di "Sgt. Pepper". Moulding, fedele al ruolo, è rimasto defilato. Ai fan in crisi d'astinenza non può bastare A Testimonial Dinner: The Songs Of XTC, tributo uscito nel '96 con partecipazioni di Joe Jackson, Crash Test Dummies, They Might Be Giants ed altri. Secondo le ultime notizie, chiusi i rapporti con la Virgin, la band è in cerca di un contratto e sarebbe pronta con due CD, uno classico-melodico e l'altro più duro. Speriamo che l'attesa non si prolunghi: possibile che alla grande festa brit-pop debbano mancare proprio gli XTC?

 

 

FAB FOUR: I 4 DISCHI DA NON PERDERE

Drums And Wires (1979): segna l'ingresso di Dave Gregory (chitarra), che esalta i contenuti rock del gruppo (il titolo è già di per sé esplicito). Dietro il banco, Lillywithe asseconda mirabilmente, e dalla penna di Moulding esce la bellissima 'Making Plans For Nigel', uno dei pochi hit dei gruppo.

English Settlement (1982): sempre in cerca di paragoni, i critici lo hanno definito il "White Album" degli XTC, anche per il formato doppio. ma il "White Album" fotografava un gruppo agli inizi del disfacimento. Meglio allora considerare English... come la prima prova di maturità e, insieme, l'ultimo disco pensato in funzione della sua replicabilità scenica.

Skylarkíng (1986): disco bellissimo e controverso. Il tempo è galantuomo, e Partridge ha rivisto i suoi giudizi taglienti sul produttore Todd Rundgren, fino a definire produzione e arrangiamento "i più magici che fosse possibile immaginare". Non c'è altro da aggiungere. 

Oranges & Lemons (1989): l'amore degli XTC per l'universo pop è dichiarato in tutti i modi: profumi soavemente psichedelici, ballate beatlesiane, episodi soft-jazz, incursioni etno. Tutto sommato poche sorprese, ma provate un po' a ripetervi sempre su questi livelli!

 

 

Parte da Swindon il "Big Express" con la locomotiva XTC: tra le varie carrozze prendono posto le band attuali emule del pop di Andy Partridge.

 

 

 

 

press