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SULLE ORME DEL SERGENTE PEPPER

 

Sono tante le coincidenze tra la carriera e l’evoluzione musicale degli XTC di Swindon e il quartetto di Liverpool. Breve viaggio nell’avventura "estatica" alla ricerca delle corrispondenze di amorosi sensi.

di Alberto Maria Castagna

Articolo tratto dalla monografia "Beatles", periodico "Satisfaction", n. 2 Gennaio 1995, Editrice New Digital Media

 

Qualche critico li ha soprannominati i "Fab Three". Nessun altro gruppo, dalla fine degli anni Sessanta ad oggi, aveva potuto fregiarsi dell'onore di un appellativo che appartiene indissolubilmente ai Beatles. Gli XTC, dal canto loro, non hanno mai nascosto l'influenza che il quartetto di Liverpool ha avuto nella loro musica, anche se le ha dato la stessa importanza riservata ai Kinks o ai Beach Boys. Tuttavia non mancano, in un parallelo tra i due gruppi, alcune curiose analogie biografiche: entrambi provengono dalla provincia inglese (gli XTC sono tutti di Swindon, un'ora di treno da Londra), entrambi hanno deciso ad un certo punto della loro carriera di abbandonare i concerti dal vivo per concentrarsi nell'attività di studio, entrambi hanno due forti personalità compositive al loro interno. A questo proposito, qualcuno ha voluto azzardare una ulteriore analogia, individuando nell'introverso e riflessivo Colin Moulding (basso e voce) un omologo di Paul McCartney e nel più vivace ed inventivo Andy Partridge (chitarra e voce) un clone di John Lennon. In realtà, con il passare degli anni, la personalità di Andy Partridge è andata prevalendo su quella del meno prolifico Moulding e proprio all'indiscusso leader di oggi dobbiamo alcune delle ballate più belle dell'ultimo repertorio XTC.

Se dobbiamo cercare qualche argomento più convincente, non ci resta che addentrarci direttamente tra i solchi dei dischi degli XTC, soprattutto a partire dal terzo album, "Drums and Wires" (1979), dopo che il gruppo si è liberato dell'ingombrante tastierista Barry Andrews ed ha abbandonato le intemperanze vagamente punk degli esordi. Ma attenzione: anche ad un attento ascolto delle canzoni sarà difficile trovare delle vere e proprie citazioni dai Beatles. Più probabilmente, ci capiterà di cogliere qualche atmosfera, un passaggio improvviso, una sonorità, una soluzione di arrangiamento. Fin dalla notevole prova di "Drums and Wires", gli XTC hanno dimostrato di aver "digerito" i Beatles, insieme a tutti i loro idoli di gioventù e di sapere poi riutilizzare tali influenze in una forma assolutamente originale, affatto nostalgica e tesa semmai ad una rilettura in chiave contemporanea di tutta la grande stagione del pop britannico ("This Is Pop!", si intitola programmaticamente una canzone contenuta nel loro primo album, "White Music", del 1978).

Una caratteristica peculiare degli XTC, questa sì riconducibile anche alle prime prove discografiche, è quella di lavorare essenzialmente sulla forma della canzone, anche elaborando complesse geometrie armoniche e ritmiche ma sempre circoscritte ai tre-quattro minuti della canzone nella sua più tipica struttura. Persino nella loro breve carriera "live", gli XTC raramente si sono abbandonati ad improvvisazioni o a variazioni sul tema, più spesso hanno "velocizzato" le esecuzioni, proprio come facevano i Beatles nei loro concerti.

Le suggestioni - ci sembra corretto chiamarle così - beatlesiane sono certamente presenti in modo più massiccio, come si è detto, a partire dal 1979, l'anno in cui Barry Andrews viene sostituito dal chitarrista Dave Gregory, forse il più fanatico dei Beatles, il quale, pur non firmando alcuna composizione influenza evidentemente il "sound" del gruppo. In "Drums and Wires" echi Beatles sono rintracciabili soprattutto nelle canzoni firmate da Colin Moulding, in particolare in "Day In Day Out" e "Ten Feet Tall"; Moulding conferma le sue predilezioni nel successivo "Black Sea" (1980) in cui il giochino delle assonanze si fa più smaccato in un brano come "Generals And Majors". Andy Partridge, dal canto suo gli risponde con una ballata, "Towers Of London" che più Beatles non si può. Ma è l'album successivo, "English Settlement" (1982), a rappresentare la resa dei conti degli XTC non solo con i Beatles ma con l'intero universo pop britannico dei Sixties.

Non a caso definito dai soliti critici "il doppio album verde" (e il riferimento è, naturalmente, al "doppio album bianco" dei Beatles), "English Settlement" è il disco della maturità e nello stesso tempo una eccitante 'summa' delle influenze che gli XTC hanno subito nel corso della loro vita di grandi divoratori di musica altrui. I Beatles, comunque, spadroneggiano su tutti, in brani come "Ball And Chain" e "Knuckle Down" e nell'esclusa "Blame The Weather" (retro del singolo di "Senses Working Overtime"). Le sonorità, rispetto ai dischi precedenti, sono prevalentemente acustiche e la produzione più curata, ai limiti di quella maniacalità che diventerà poi una caratteristica degli XTC e che li porterà ad instaurare burrascosi rapporti con quasi tutti i loro produttori.

"Mummer" del 1983 segna l'abbandono dell'attività live e conseguentemente del loro batterista Terry Chambers. Rimasti in tre e scongiurato lo scioglimento (che verrà paventato più volte negli anni successivi), gli XTC cominciano dunque a sentirsi più liberi di sperimentare, sia a livello compositivo che nelle registrazioni. Colin Moulding, nel frattempo, si è liberato sia dell'antagonismo con Partridge che delle influenze Beatles e d'ora in poi firmerà pochi brani, sempre molto intimisti ma anche più arditi compositivamente. Andy Partridge ovvia all'inconveniente, infilando lui stesso reminiscenze Beatles in "Ladybird" e "Great Fire", dove l'uso dei fiati rimanda direttamente a Sgt Pepper. Nel successivo "The Big Express" (1984), Partridge raddoppia il tiro con "I Bought Myself A Liarbird", "You're The Wishes You're I Had" (con il ritornello in puro stile Beatles che esplode improvvisamente nell'atmosfera "jazzy" del resto del brano) e soprattutto con "All You Pretty Girls" che ricalca certe marcette tanto care a Lennon, e McCartney.

 

Tra l'album precedente e questo, gli XTC registrano anche un singolo "natalizio", sotto falso nome. "Thanks For Christmas" firmato Three Wise Men è un evidente omaggio alla consuetudine dei Beatles di "regalare" ai loro fans un brano composto appositamente per le festività. Il gusto del travestimento, tuttavia, raggiunge l'apogeo quando nel 1985 gli XTC si inventano The Dukes Of Stratosphear, un gruppo rimasto più o meno al 1967, intrappolato tra il Magical Mystery Tour dei Beatles e i Pink Floyd di Syd Barrett. Il gruppo "fantasma" (niente promozione, niente video e - ovviamente - niente concerti) incide un mini-LP ("25 O'Clock") che avrebbe dovuto restare un caso isolato ma che invece ha un tale successo da spingerli a bissare con un intero album, "Psonic Psunspot", nel 1987. Le influenze dei Beatles "psichedelici" sono naturalmente più presenti che altrove ma si mescolano in un vortice sonoro che contiene i primi Pink Floyd, come si è detto, ma anche gli Hollies, i Beach Boys, i Kinks, gli Stones, gli Yardbirds e i Pretty Things, oltre a tante altre band oscure del periodo, sui cui dischi si era consumata l'educazione musicale dei tre XTC. La sbornia psichedelica dei Dukes non verrà mai completamente assorbita e rimarrà ad aleggiare in tutti i dischi degli XTC da "Skylarking" (1986) in poi, soprattutto nei brani di Colin Moulding. Proprio "Skylarking", equidistante nel tempo tra i due dischi dei Dukes, è l'album che maggiormente riflette il rinnovato amore degli XTC per i Sixties inglesi (ma non solo). Complice la produzione di Todd Rundgren, alfiere del pop dall'altra parte dell'oceano, "Skylarking" si propone come un formidabile concept-album in cui convivono perfettamente tutte le anime XTC con l'aggiunta del tocco di una personalità prorompente come quella di Rundgren. Il compromesso non guasta e "Skylarking" è un disco che guadagna al millesimo ascolto, nonostante certe sonorità siano lontane anni luce da quelle cui ci hanno abituato gli XTC fino a questo momento. Un po' indispettiti dalla tirannia di Rundgren, con il quale evidentemente non bastava la comune passione per i Beatles per una pacifica convivenza, gli XTC si ricredono di fronte ai risultati, anche in termini di vendite, dell'album, che rilancia le loro quotazioni.

"Oranges And Lemons" (1989) è una ulteriore raccolta di vere e proprie perle tra le quali è difficile scegliere la più luminosa. Se il marchio "XTC" sulle canzoni del trio è ormai inconfondibile, il gioco dei rimandi con i Beatles è smaccato solamente nella copertina, che si ispira a quella della raccolta "Oldies but Goldies" del quartetto di Liverpool. E se Colin Moulding, nelle sue ormai rare manifestazioni da compositore, continua a inseguire una sua personale visione del pop, Partridge si scopre sempre più innamorato dei Beach Boys, naturalmente quelli del periodo sperimentale, di "Pet Sounds" per intenderci. Ciò è evidente ancora di più in quello che a tutt'oggi rimane l'ultimo album degli XTC, "Nonsuch" (1992), dove la mano di Brian Wilson si sovrappone a quella di Partridge in uno dei suoi brani più ispirati, "Wrapped In Grey", consapevolmente definita dall'autore come "un pezzo di Burt Wilson, nel senso di Burt Bacharach più Brian Wilson".

Nelle interviste che accompagnano l'uscita di "Nonsuch", Andy Partridge non dimentica mai di citare i Beatles come uno dei gruppi che l'hanno maggiormente influenzato. Ma prima, nel 1990, egli ha infine pagato il suo tributo più significativo ai suoi "padri", incidendo insieme a David Gregory (sotto lo preudonimo di "Colin's Hermit") una versione sorprendentemente rispettosa di "Strawberry Fields Forever" per una raccolta di brani del 1967, "Through The Looking Glass".

Chi chiede a Partridge dell'attività dei Beatles successiva allo scioglimento, può ritrovarsi di fronte a dichiarazioni al vetriolo come: "Diciamo pure che Paul McCartney sta perdendo tutti i suoi denti. Purtroppo credo che non abbia una grande opinione riguardo tutto ciò che fa, proprio perché non ha nessuno attorno che in qualche modo gli si contrapponga. Vorrei potergli dire: 'No, questo non va' Ma intendiamoci: solo perché mi piacerebbe lavorare con lui".

E ancora: "Quando McCartney fa certe cose, potrei ucciderlo con un Black&Decker arrugginito; poi mi ascolto e capisco di essere caduto in un abisso del genere". Salvo poi rivelare il suo vero sentimento in proposito: "Sono paralizzato dall'idea di non aver esorcizzato tutti i fantasmi di quelli che ammiro, di non essere diventato meglio di loro. Voglio vincere Ray Davies, Lennon, McCartney, Burt Bacharach e Brian Wilson. Voglio questa gente morta ai miei piedi."

Si ringrazia Alberto M. Castagna per la collaborazione

 

 

 

 

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