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Drums And Wireless

SE MAI FOSSE VISSUTO ai giorni nostri e fosse stato un melomane, Alì Babà avrebbe barattato la caverna dei Quaranta Ladroni con gli archivi sonori della BBC. E una volta là dentro, dopo il fatidico "Apriti, Sesamo", in mezzo a centinaia di tesori d'incalcolabile portata, non avrebbe esitato un attimo nel portare con sé una copia di queste registrazioni. 
Selezione di brani che spazia su un arco di carriera lungo dodici anni, Drums And Wireless, parafrasando l'album che li consegnò alla notorietà, rappresenta l'ultima occasione per assaporare gli XTC più genuini, lontani dal make-up in studio. E' dai giorni di English Settlement, infatti, che Andy Partridge, in seguito alla fobia che gi'impedisce di esibirsi in pubblico, decide di continuare la sua missione musicale ponendo il categorico veto all'esibizione live. Unica concessione all'ebbrezza di suonare senza rete, il compromesso della frequentazione di un pugno di trasmissioni radiofoniche che hanno procurato i nastri per questa essenziale testimonianza. Un documento di assoluto valore poiché, oltre alla capacità di sorprendere che non ha mai difettato alla band di Swindon, si può finalmente godere appieno dell'aggressività gutturale di un Andy Partridge libero dalle pastoie di qualunque produttore malsopportato; arrivare a capire quanto sia naturale l'agreste sensibilità di Colin Moulding, perfetto contraltare alle nevrotiche costruzioni di Terry Chambers e Barry Andrews ma all'occasione capace di folleggiare; rendersi alfine conto del prezioso gregariato di Dave Gregory, uomo per tutte le occasioni, anche in versione live. In fin dei conti siamo al cospetto della band che più di qualunque altra ha accumulato paragoni con i baronetti di Liverpool, e per una volta, credetemi, non si tratta di un abbaglio.
Brani migliori: tutti.

Andrea Soncini voto 8/10 - Rockstar n. 19 - Dic/Gen. 1995

 


XTC 
Transistor blast

Questo "non" è il disco nuovo di Andy Partridge e compagnia spasmodicamente atteso dal 1992 (ne arriveranno due nei prossimi mesì), ma una monumentale raccolta dì nastri radiofonici da varie trasmissioni BBC solo in parte editi ufficialmente. Gli XTC vi rifulgono nella loro lunatica bellezza e nell'arco della carriera quasi per intero: dal 1977, quand'erano un'anfetaminata band quasi-punk, al 1989, anno di Oranges & lemons e della solida maturità psico-pop. I primi due dischi sono coriandoli da "John Peel Sessions" e dintorni, gli ultimi due una selezione da alcuni show registrati appositamente per la radio inglese per la serie 'In concert": il tutto in un box di quattro cd modellato come un vecchio transistor, secondo la nobile tradizione degli oggetti discografici XTC. Un gigantesco greatest hits con l'intrigante coda di molti pezzi minori: e il pregio non da poco di ascoltare gli swindoniani eseguire più o meno dal vivo brani mai proposti in scena - è noto che dal 1982 il gruppo ha smesso di tenere concerti per l'invincibile paura da palcoscenico dei leader e la nobile pigrizia degli altri. Grande pop rock, intelligente e "very funny", nella stereofonia di brani sul nervo, artiglianti, aggressivi, e romantiche ballate a tesa larga. Partridge ha contribuito con Moulding a scrivere le note e spiega l'antologia come «una sorta dì esorcismo nei confronti del passato. Ora che ho fatto questo viaggio e mi sono perdonato tante cose, ho un atteggiamento più positivo su quello che gli XTC hanno fatto».

Riccardo Bertoncelli - Musica di Repubblica n. 169 / 12 Novembre 1998

 


Amori di provincia 

Esce "Transistor Blast", box di quattro cd con live, rarità e altro. La più inconfondibile e più imitata band della storia del pop inglese non molla. Partridge e Moulding non sono mai stati tanto attivi. E in primavera uscirà il loro nuovo album.

   La parola a Andy Partridge: «Abbiamo avuto una sola occupazione, soprattutto verso la fine degli anni Settanta: dovevamo costruire la più grande "rock'n'roll Swindon" della storia».
Forse mai una città (una piccola città come Swindon, posto qualunque per gioie qualunque) ha contato tanto per un pop group. E mai un pop group ha riconosciuto i "limiti geografici" della propria ispirazione come hanno fatto, sempre con grande piacere, gli XTC in questi anni. La loro musica è nata per  difendere il territorio. Una truffa, cioè una "swindle", rovesciata. Massima intensità e zero ricavi. Azzardi dotati di un'intima,  tratti quasi irriconoscibile, organicità. Il loro songbook, sontuoso per ciò che contiene e ammirevole per come è stato concepito e salvaguardato, è una vedetta dell'Accademia dello Stile sistemata su un'immaginaria garitta. In nome di tutta la piccola provincia inglese, ammalata di semplicità e perennemente in lotta contro il "London disease', il male da capitale (o troppo vicina o troppo diversa). In nome di tutti quei sensi che la musica ha spesso violentato, pensando di poterne fare a meno. In nome di quella "terra di mezzo' di tolkieniana memoria che i "duchi della stratosfera" (uno degli eteronimi degli XTC) si pregiano di rappresentare con le loro canzoni, i loro 'psonic psunspots'.

   Gli XTC pubblicano adesso il box di quattro cd intitolato Transistor blast (cfr. recensione sul n.169 di Musica!). Un piccolo oggetto a basso costo (75.000 lire, prezzo esemplare) che consentirà al pubblico di rimpossessarsi di alcune delle pagine meno note della band (rarità, demos, live radiofonici) e di accertare, contestualmente, che Andy Partridge e Colin Moulding, nonostante il plateale ostruzionismo della grande discografia (la Virgin rescisse loro il contratto per le vendite di quel capolavoro che fu Nonsuch, anno di grazia 1992), sono tutt'altro che rassegnati a considerarsi dei pensionati di lusso (un lusso che, peraltro, sarebbe tutto interiore). Contro ogni previsione, gli XTC sono dunque sopravvissuti anche alla mortificante sentenza commerciale con cui l'industria ha condannato Nonsuch (non a caso un disco che dovrebbe finire non soltanto in tutte le case, ma anche su tutti i banchi di scuola). In primavera uscirà un disco nuovo. A fine '99 ne uscirà un altro. Queste le previsioni. Non suoneranno dai vivo. Ma non è una novità. Hanno smesso di farlo diciotto anni or sono. Partridge aveva la paura da palcoscenico. Moulding si è adattato. Nessuno gliene ha fatto ma colpa. Dopotutto avevano cessato di fare concerti anche i "Beatles. E dopo di loro, per completare una specie di trilogia della qualità tra rinunciatari, sarebbe accaduto anche ai Prefab Sprout. Colin Moulding e Andy Partridge sono rimasti i direttori creativi dei progetto XTC. Hanno sempre mantenuto grande equilibrio artistico (forse perché le loro canzoni erano per natura sempre un po' sbilenche). Ascoltando certi arrangiamenti pare di ascoltare la musica che oggi qualcuno dice di avere inventato. Certe chitarre sono anti-litteram, forse ante-chitarram. Certi cori hanno saputo tradurre in pop eroicomico l'immenso patrimonio beatlesiano e beachboysiano. Certi strumenti, scelti perché inconsueti, hanno finito per diventare l'elemento distintivo della ricerca di questi bombaroli del formato-canzone, premiata ditta Partridge & Moulding, che non hanno mai avuto alcun problema a rivendicare la paternità di "attentati" come This world over, Wonderland, King for a day, War dance. Partridge, lucido pensatore, è il più prolifico. Moulding, che ostenta la flemma del parsimonioso, è il più geniale. Partridge dice che avrebbe voluto essere Moulding. Moulding non dice quasi mai niente. Nemmeno quella volta che eravamo a Swindon, in casa di Barry Andrews (altro storico XTC, ora sganciatosi). nel febbraio dei 1984. Partridge disse tutto. Fece qualcosa che somigliava molto a una lezione di pop inglese. Apriva e chiudeva cartelle, pratiche, plichi, come se avesse raccolto dati a conforto delle sue tesi. Moulding se ne stette sdraiato sul divano per un'ora, mugolando ogni tanto qualcosa, come un sordomuto. In suo nome parlavano quei miracolosi intarsi che ostiniamo a chiamare canzoni. Ma forse non lo sono.

di Enrico Sisti - Musica di Repubblica n. 172 / 3 Dicembre 1998

 

 

 

 

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