home

Press

 

 

 

 

XTC 
APPLE VENUS VOL. 1 

Come imbattersi in un amico che non si vedeva da anni: il piacevole stupore dell'incontro, ma anche il senso del tempo trascorso. Suscita sentimenti contrastanti il primo ascolto del disco che segna il ritorno degli XTC, dopo quasi sette anni di silenzio dovuti a impacci contrattuali e volubilità temperamentali. Il marchio di fabbrica impresso sulle canzoni è ancora nitido, sorprende semmai la messa in scena. Il volume numero uno di Apple Venus infiorettato infatti da archi a fiati di estrazione orchestrale - fonte: London Session Orchestra - che conferiscono a buona parte del repertorio un'inusitata impronta "cameristica" aspirando forse al raggiungimento di ura dimensione "classica" del pop da altri consimili - vedi Costello, recentemente - già inseguita con alterno successo. Indiscutibile il pregio calligrafico delle melodie, come di consueto: dalla solennità leggiadra di Easter Theatre alla raffinata spensieratezza di Greenman, con apice formale nella squisita I Can't Own Her. Farina del sacco di Andy Partridge, autore di nove canzoni su undici: le due restanti - deliziosa Fruit Nut - portano la firma di Colin Moulding, unico altro superstite in questa avventura cominciata più di vent'anni or sono.
Aristocraticamente demodè e intenzionalmente incurante dei giochi discografici, la musica "estatica" - elegantissimo esercizio di metapop - riafferma nell'occasione la propria natura autoreferenziale, con vantaggi e svantaggi del caso. A seguire, entro l'anno, offrirà maggiori dettagli una seconda raccolta di "mele venusiane": questa volta senza vezzi orchestrali. Staremo a sentire.

Alberto Campo - Rumore n. 86 Marzo 1999

 


 

Galleggio su una terra sconosciuta
XTC - APPLE VENUS - VOLUME I

Con il senno del poi, gli XTC hanno dimostrato di essere tra le menti più lucide uscite dal grande calderone del punk inglese del 1977. Più che altro Partridge e compagni furono i più avvolgenti e stimolanti e soprattutto i più duraturi visto che hanno segnato anche gli anni '90 con un disco eccellente come Nonesuch (1992). Ma soprattutto c'entravano assai poco con il punk. Anche se Whíte Music venne stampato in Italia con una bella scritta "punk", con il punk quel disco aveva assai poco a che fare. E il successivo Go 2 scombussolò dei tutto i piani.
Fu poi facile per l'industria trovare l'etichetta "i nuovi Beatles" con il successivo Drums And Wires, ma anche qui li sottovalutarono. Sembrerà eccessivo a questo punto stimare la band di Swindon superiore ai quattro di Liverpool, ma...
In effetti dove i Beatles rassicuravano, gli XTC inquietavano. La loro musica colta, forse "pop", forse "psichedelica", le loro strade alternative, il loro ostinato rifiuto dei conformismo, il ritiro dalle scene nel 1981 (dovuto alla nevrosi di Partridge che soffre di ansia da palcoscenico a tal punto da collassare per il nervosismo e la tensione) possono avergli portato antipatia, ma, è inutile nasconderlo, gli XTC sono una delle grandi band degli ultimi venti anni, Difficile dire se Apple Venus - Volume 1 sia migliore o peggiore di capolavori come Orange And Lemons o Skylarking e English Settlement, sicuramente è un altro gioiello creato da Partridge e Colin Moulding.
Già, sono rimasti in due, perché Dave Gregory ha lasciato la band poco prima della fine delle registrazioni. E non è finita, perché se sono passati sette anni dall'ultimo album per la Virgin (Nonesuch, 1992), i due sono già alle prese per le registrazioni dei Volume 2, che dovrebbe essere pubblicato in autunno. Insomma quando poco e quando troppo. Ma "troppo" non è un termine utilizzabile nei confronti degli XTC. A questi geni dovrebbe essere permesso di fare due dischi l'anno. Sempre.
Le due canzoni che aprono Apple Venus (River Of Orchids e I'd Like That) dimostrano che la loro genialità non è spenta. L'uso delle voci, la maestosità orchestrale, gli arrangiamenti sembrano voler arrivare verso un'affermazione forse pericolosa. Ovvero, che gli XTC sono andati oltre i Beatles e i Beach Boys. Diffidate comunque dagli accostamenti Beatles/XTC, perché c'è il rischio di farsi sorprendere con la guardia bassa. Siamo oltre. Come diceva Aldo Vitali in un vecchio articolo su queste pagine "negli XTC lo scheletro è sempre visibile, ma c'è quasi una ricerca autolesionistica di un disturbo all'interno di un pezzo" che fa in modo che la loro musica sia pericolosa.
Vale ancora la pena di citare altri capolavori contenuti nel disco. Knights In Shining Karma, praticamente fino a che punto si può giocare con le proprie voci, Frivolous Tonight, Greenman, Your Dictionary, i REM in vacanza nel Wiltshire?, Fruit Nut, un nuovo Magical Mistery Tour?
Da comprare ed ascoltare mille volte. Come del resto i dischi precedenti.

Max Stèfani - Mucchio Selvaggio n. 341 2/8 Marzo 1999

 


 

APPLE VENUS 1

Da Swindon a Venere e Ritorno; Nuove Magie XTC. 
Si sentivano già vecchi nel '77, gli XTC, quando era il punk a scuotere i corpi e a vomitare acidità in faccia alla società di incravattati e all'establishment discografico dei Dinosauri Rock. Diceva Partridge, l'anima del gruppo nell"80: "In termini di moda possiamo dire di avere sempre un gran fiatone. Siamo già dannatamente vecchi per cominciare qualcosa di nuovo. Siamo vecchi nei nostri dischi, vecchi d'età, probabilmente abbiamo un'attitudine alla vecchiaia." Il loro, già all'epoca, era un pop sbilenco fatto di chitarre e ritmi sincopati che provenivano dai pianeti beatlesiani e beachboysiani, solo un po' adrenalina e elettricità in più. Oggi, cinque anni dopo il loro ultimo lavoro - Nonsuch (Virgin, 1992), dopo una disputa legale infinita che li ha visti sciogliersi dall'abbraccio mortale con l'etichetta un tempo più "progressista" d'Europa; dopo aver perso per strada Dave Gregory, in disaccordo con la decisione di pro- durre un album non convenzionale. "Questo disco è un'alternativa vegetariana dopo una dieta di sei anni e io ho voglia di cucinare", ha dichiarato ironicamente il chitarrista; pubblicato con l'americana TVT il cofanetto quadruplo Transistor Blast che ne ripercorre la storia live "perduta"; collaborato a una nuova biografia (Song Stories, edita in Europa dalla Helter Skelter), sono tornati con lo splendido Apple Venus part. one - il lato classico di un ideale album doppio che vedrà il secondo uscire soltanto a fine anno - canzoni più semplici e dirette, assicura Partridge. Sospeso nel cielo di Swindon come una nuvola di Magritte, Apple Venus, come già English Settlement (1982), Mummer (1983), The Big Express (1984), Skylarking (1986) e Nonsuch, è un disco fuori dal suo tempo, lontano dai suoni della contemporaneità, distante dalle mode culturali pronte a imbonirci ad ogni angolo. Di cosa scriverà, adesso, quella critica che solo qualche mese fa andò in sollucchero all'ascolto del nuovo Brit-Pop, ultirna etichetta incollata sui surgelati Oasis, Blur, Verve nei Grandi Ipermercati della musica? L'ha definito orch-ustic questo suono, Partridge, covandolo in lunghi mesi di difficoltà d'ogni tipo: "Negli ultimi sei anni", ha raccontato recentemente a Billboard, "ho divorziato; mi è stato impedito di fare musica legalmente; un'infezione mi ha perforato un timpano; mi sentivo tradito, rifiutato e inutile. E tutti questi sentimenti sono diventati un'enorme fonte d'ispirazione." Con le tasche stracolme di nuove canzoni, registrate durante il prepensionamento forzato, a metà del '98 il duo era entrato in studio con l'ex Squeeze Chris Difford, ma le cose non avevano funzionato da subito, pare soprattutto per motivi di badget. Anzi, interrotte le registrazioni, il produttore se ne era andato via coi nastri. Così, costretti a ricominciare daccapo, si ritrovarono ben presto senza soldi, obbligati dalle circostanze a concludere il disco addirittura in uno studio di fortuna allestito alla bell'e meglio nel salotto di casa Moulding. 
Nonostante le vicissitudini, le crisi personali, l'ansia di realizzare un prodotto ancora "riconoscibile" dai pazienti aficionados, Partridge ha dichiarato piena soddisfazione per come è risultato Apple Venus. "Sono veramente fiero di questo disco", ha ammesso. "Non ha nulla a che vedere con quanto si sente in circolazione. Nessuno sta facendo questo genere di musica. Tutti usano chitarra, basso e batteria, o campionamenti di musica altrui." Gli undici pezzi presentano un seducente suono orchestrale, infatti, che candida questi XTC a gruppo da camera del rock contemporaneo. 
Chitarra elettrica e batteria lasciate in soffitta, sono il pianoforte, gli archi e i fiati, oltre a un intelligente utilizzo del synth e di strumentazione inusuale (legnetti, triangoli, object trouvè come bicicletta, ginocchia percosse, rumorismo ambientale) a costituire la spina dorsale delle nuove composizioni. 
L'accento di questa musica cade sulle strutture armoniche, sugli arrangiamenti e sui timbri, in particolare, quando in passato grande rilievo era riservato a complesse costruzioni melodiche e al ritmo (prototipo Mummer dell"83). Nonostante questo, Apple Venus rappresenta una coerente e omogenea continuazione nella progressione compositiva degli XTC: Nonsuch, e ancor prima Skylarking, vivevano già di un'anima orchestrale. Ma se in Skylarking era l'orchestrino pop della Londra paisley a sedere davanti agli spartiti e in Nonsuch l'ambizione era quella di resuscitare un gruppo di madrigalisti del '600, Apple Venus apre le porte a un variegato paesaggio sonoro, attraversando il pop d'origine controllata (Beatles, Beach Boys, Kinks), il migliore cool jazz (Miles Davis, Don Cherry, Chet Baker), il minimalismo di Philip Glass, le iterazioni di Michael Nyman, le suggestioni della più intelligente musica "progressiva" anni settanta, fino ai rassicuranti, fantasiosi orizzonti XTCiani. Anche per Apples Venus, non ci saranno tour promozionali, singoli da classifica, trovate pubblicitarie, come ormai dal lontano 1982, quando, gli XTC decisero di rinunciare alla routine dei concerti. "Amo fare dischi", va ripetendo Partridge nelle interviste di questi giorni.
"Per me, questa è arte. Il regista che fa un film non sale su un palco a spiegare: 'ecco come ho girato le scene dalla quattro alla sei'. La sua arte è il film, e basta. Per me, l'arte è il disco, come le scene in un film o i capitoli di un libro. Non sono attratto dall'idea di salire su un palco a far vedere alla gente la mia ciccia. Preferisco molto di più che mettano sul loro giradischi pezzetti della mia anima." 
A 45 anni, ai margini dell'industria rock, sette anni inghiottiti da assurde questioni legali, non si può biasimarlo. Lasceremo acceso il lettore CD, caro Andy, in attesa degli altri pezzetti. 

Luca Ferrari - Tempi Dispari n. 01 Aprile/Maggio 1999

 


ULTIME DA SWINDON (Easter Theatre)

Esce in questi giorni il primo singolo degli XTC tratto dallo splendido "Apple Venus vol. I", che ha riportato alla ribalta la band di Swindon dopo quasi un lustro di silenzio. Si tratta di 'Easter Theatre', una delle gemme dell'album, frutto (come quasi tutto l'album) dei genio di Andy Partridge. Gli altri pezzi contenuti nel singolo sono una 'home-demo version' ed un delizioso 'making of' sempre dello stesso brano, con la voce di Partridge che spiega come è arrivato a quella consecuzione d'accordi.
La band è entrata in questi giorni in sala di registrazione per il secondo volume di 'Apple Venus' che dovrebbe essere molto più elettrico e potente del primo episodio. Forte delle reazioni entusiastiche della stampa, la band ha fatto il suo ingresso anche nella top 20 giapponese.

Andrea Silenzi - Musica di Repubblica n. 190 / 22 Aprile 1999

 


 

XTC Homespun / Cooking Vinyl

Gli XTC stanno sempre lavorando ad Apple Venus vol.2 programmato per l'inizio del 2000, ma nel frattempo pubblicano questa versione alternativa dell'ultimo album con provini di Partridge e Moulding registrati in bassa fedeltà negli studioli delle rispettiva abitazioni. 

Una raccolta tipo Scoop di Pete Townshend, con un avviso però importante da fare: scordatevi 'nudi integrali' o clamorose variazioni sui temi. Le varie River of orchids, Harvest Festival, The last balloon non sono affatto grezze com'era lecito attendersi, teneri germogli per chitarra o pianoforte, ma hanno già una loro ingombrante corazza e suonano non molto distanti dagli originali; e siccome, per dirla da cattivi, Appie Venus vol. 1 era un disco noiosetto, le bozze di quest'opera sono noiose anch'esse. Solo per appassionati, con il conforto (almeno quello) di un fascicolo ricco di note e disegnini dei due protagonisti.

Riccardo Bertoncelli - Musica di Repubblica n. 217 / 2 Dicembre 1999

 


XTC Homespun / Cooking Vinyl

Vi confesso un segreto: il mio album dell'anno era "Apple Venus" degli XTC. E' quindi con somma gioia che accolgo l'uscita di "Homespun" cioè la raccolta dei demotapes di Partridge e Moulding risalenti proprio alle sessions di quel disco. Che senso ha, direte voi, consigliare una selezione di brani già ascoltati da poco e per di più nella loro veste definitiva? Ha senso perché nessun altro artista come gli XTC ha fatto propria la concezione di "artigianato" pop e quindi ascoltare "Homespun" vale molto più che leggere decine di manuali su "come si scrive la perfetta canzone". Inoltre, gli arrangiamenti orchestrali che avevano infastidito alcuni qui sono pressoché assenti perciò ... a buon intenditor poche parole. Certo, è auspicabile che già possediate "Apple Venus" per poter pienamente apprezzare il qui presente oggetto del desiderio. Se in molti dischi leggete la dicitura "suonare al massimo del volume", su "Homespun" dovrebbe esserci la scritta: "Silenzio! Genio al lavoro." 

Pierpaolo Vettori - Rumore n. 96 - Gennaio 2000

 

 

 

 

press