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Apple Venus Vol. 1
I pareri dei fans

AV1 è come il bacio della mia amata, il migliore è sempre l'ultimo ricevuto
(Gino Lorenzelli)

 

  • da Francesco

Seguo gli XTC dal 1986, posseggo l'intera discografia del gruppo di Swindon e ne prediligo l'anima melodica (una delle tante) più beatlesiana sebbene lo stesso Partridge, irritato, in un'intervista nel '92, mi rispose di non riscontrare alcuna similarità con i Fab 4. Il Nostro era ospite di MTV, credo, e i suoi "affezionatissimi" potevano mettersi in comunicazione con lui telefonicamente. Data la mia scarsa propensione per le lingue, le domande (similarità coi Beatles e sindrome da concerti degli XTC) erano filtrate da un imbecille (non ricordo il suo nome), totalmente privo di senso umoristico e quindi inadatto ad assumere il ruolo di moderatore; smorzò i toni di domande e risposte e soprattutto soffocò le illuminanti considerazioni di Andy sulla religione ed altre amenità (Partridge si dimostrò scoppiettante). La nostra band si è evoluta, migliorandosi, col passare degli anni; ma, a mio giudizio, dopo sette anni di attesa e le traversìe con la Virgin, la montagna ha partorito un topolino. Apple Venus 1 (e lo dico con sincero rammarico) è un album piuttosto deludente, almeno per quelle che erano le attese: i brani da salvare sono tre o quattro (Frivolous, Fruit Nut e I'd Like That) e non sono propriamente delle cannonate, per il resto il L.P. è decisamente noioso.
La mia speranza risiede nella postilla del retrocopertina: non prendetevela con nessuno in attesa del secondo volume.
Non prendetevela con me ma quanti di voi possono dire che Apple Venus 1 è più brillante di Nonsuch, Skylarking, Psonic Psunspot e Oranges & Lemons? Considerate il grado di usura dei solchi del vostro vinile come metro di paragone. Spero che l'esordio nella terra del Sol Levante sia più luminoso e di buon auspicio.

Le mie congratulazioni a "10ft": è ben strutturato e trasmette la sensazione di essere in un'oasi nel deserto, una specie di rifugio per innocenti peccatori adepti di chissà quale setta. E se devo essere sincero spero che gli XTC rimangano un gruppo di nicchia (la speranza poggia su basi solide visto che sono un po' avanti con gli anni); sono geloso di un tesoro che ho scoperto, da solo, per puro caso. La loro musica ti colpisce al primo ascolto, i testi non sono mai banali, lo humor tipicamente britannico trasforma ogni situazione in un paradosso razionale: e non dimentichiamo che tutto quanto viene confezionato, con delizioso gusto, in copertine che ti proiettano in particolari dimensioni. Non c'è mai una nota stonata. E' come se ti servissero un piatto con cibo mai visto prima ma dal sapore che ti porta proustianamente indietro da qualche parte, nel tempo e nello spazio, ma senza capire dove e quando esattamente ti trovi. Ecco spiegato il motivo della mia delusione per AV: non sembra coinvolgere (non c'è termine più semanticamente appropriato) l'ascoltatore come in passato, è àlgido e poco spontaneo, quasi concepito e realizzato scientificamente. Mi auguro si sia trattato di una sorta di esperimento come l'orripilante "Through the Hill"*, che riposa in eterna e polverosa pace sul mio scaffale dal primo ascolto. E non volendo ulteriormente tediarvi, ripetendomi, la postilla del retrocopertina di AV che invita l'acquirente a "non essere in collera" e ad "apprezzare il secondo volume", è un messaggio di consapevoli scuse: come fanno i mocciosi monelli con le proprie mamme promettendo di non farlo più. E' solo un peccato di gioventù?

Francesco Carbonara
shanun72@libero.it 

* "Through the Hill" - album a quattro mani di Andy Partridge e Harold Budd - 1994.


  • da Giancarlo

Girellavo tutto lieto nel vostro bel sito, beandomi al calore di un bel pentolone estivo pieno di XTC, quando mi imbatto nella recensione di Carbonara!

Oplà... che botta! Ma che dice? AV1 è un piccolo capolavoro. River of Orchids, è uno splendido esempio di "no commercial potential" (un giochetto che si permette di fare del pop facendo l'occhiolino a Terry Riley), I'd Like That mischia i Kinks al flamenco, Easter Theatre ha l'apparente semplicità di una canzonetta ma con un arrangiamento di fiati da banda di paese in acido, Greenman ha profumi orientali nella ritmica e memorie english folk nel riff, Knights in Shining Karma è il più bel pezzo che John Lennon non ha mai scritto, Harvest Festival mi ha fatto piangere per la commozione e così cantando.

Lo straordinario è che due dei brani che tu citi (quelli di Moulding per intenderci) mi hanno invece stupito per la loro sciatteria. Non sono produzioni al livello di quelle cui ci aveva abituato. Anche i suoi testi sono insolitamente vacui (Fruit Nut è una bambinata, molto inglese, se vogliamo, ma leggera come acqua minerale).

Tornando ad AV1 ho molto apprezzato la misura da album concept che ne viene fuori (molti pezzi hanno a che fare con l'elogio della natura che si rigenera) e mi ha stupito il suono generale, molto compatto grazie anche agli splendidi arrangiamenti orchestrali; forse l'unico neo è nella pur bella "Your dictionary", mai acrimonia, disappunto e rabbia hanno avuto più chiara traduzione in musica… peccato però che si spezzi il delicato gioco di richiami logici e stilistici tra i vari brani. Lo ammetto: ogni tanto la salto dall'ascolto consecutivo dei pezzi. Un'ultima cosa, sono un XTC fan dalle origini, mi ha sempre stupito la capacità della band di navigare nel solco del pop inventando nuove rotte. E' un grande piacere, in tempi grami di Oasis e compagnia cantante, ritrovare musicisti che non hanno paura di spingersi un po' più in là. In questo, più che in supposte similitudini stilistiche, trovo che i nostri swindoniani siano gli eredi dei Fab Four. AV1 è un disco coraggioso, non è un disco facile… ma datemi un disco poco facile così ogni mese e io vivrò molto meglio.

Giancarlo Galli giagal@tin.it

 


  • da Ivan

Ho qui sotto gli occhi AV1 e dopo averlo ascoltato almeno una decina di volte continuo a pensare che il buon Andy abbia perso un po' di mordente. Non da questo disco ma dai tempi di Oranges & Lemons! Intendiamoci non è brutto, alcune canzoni - specialmente quelle di beatelsiana memoria di Colin - sono belle; penso a Your Dictionary e I Can't Own Her su tutte. Ma gli manca quella caratteristica "impronta" che ha reso XTC una sorta di marchio di fabbrica riconoscibilissimo al primo ascolto. Devo dire che personalmente considero Skylarking la più alta vetta mai raggiunta dagli XTC nel corso della loro carriera, sia dal punto di vista della musica - stupenda- sia dal punto di vista dei testi - magnifici - pura poesia! Dear God, The Man Who Sailed Around His Soul, Dying, sono autentici capolavori. Da brividi sulla schiena. L'anno seguente uscì il bellissimo Psonic Psunspot, logico quindi che mi aspettassi - come tutti del resto - un'altra pietra miliare della musica pop, soprattutto dopo tre anni d'attesa. Invece uscì O & L. Per me fu un'autentica delusione. Sono più di 14 anni che seguo XTC e a tutt'oggi considero quest'album il più brutto di tutto il repertorio del gruppo. So che Andy non sarebbe d'accordo ma è senz'altro il disco più "commerciale" dalla band. Al di sotto dello standard al quale siamo stati abituati in tanti anni. I pezzi sono privi di "verve", carattere, con una base ritmica sempre uguale che tutto uniforma. Anche il modo di cantare di Andy è cambiato: so che ha preso lezioni di canto. Ma così s'è persa un'altra caratteristica impronta tipica dei primi XTC: quel urlare frasi masticate che non gli ha impedito però di realizzare autentici capolavori della storia del pop: Senses Working Overtime, This World Over, Dear God...Nonsuch continua purtoppo su questa strada anche se lo preferisco rispetto al precedente lavoro. E finalmente, dopo sette anni di astinenza, ecco AV1. Bé speravo meglio. Forse sono un nostalgico brontolone ma so che da Andy e Colin si può pretendere di più!

Ivan Carboni icarboni@bora.iuav.it

 

 

 

 

 

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